Bologna, 31.5.2018
Oggi a Bologna abbiamo firmato la “
Carta dei diritti fondamentali del lavoro digitale nel contesto urbano”.
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Si tratta del primo accordo europeo sul tema del
delivery food.
La Carta nasce dalle rivendicazioni di
Riders Union di Bologna che durante gli scioperi di Dicembre sono stati accolti dal Sindaco di Bologna,
Virginio Merola, e dall’assessore
Matteo Lepore. Ne è conseguita un’
udienza conoscitiva, promossa dai consiglieri comunali di Bologna, cui hanno partecipato i
riders, le organizzazioni sindacali confederali ed alcune rappresentanze delle piattaforme digitali per assumere elementi conoscitivi sul funzionamento della
Gig economy nella consegna di cibo a domicilio nel territorio bolognese.
Appena nominato Assessore della Giunta di Bologna con delega al lavoro ed alle attività produttive ho scelto di impegnarmi in questa causa per questi ragazzi, per ciò che sono e per ciò che rappresentano nel mondo del lavoro. Per me i
riders, prima di essere ciclisti, sono
lavoratori. Ho incontrato in varie occasioni i
riders per ascoltare attentamente le loro richieste.
Successivamente ho proposto un incontro con altri assessori della Giunta (Lepore, Priolo e Aitini) coinvolgendo
Riders Union e i sindacati di Cgil, Cisl e Uil, proponendo una
bozza della Carta che traeva ispirazione da una proposta di
direttiva europea sui contratti non standardizzati e dai contributi di un giovane dottore di ricerca dell’Università di Bologna, il dott.
Michele Forlivesi, che aveva scritto diversi contributi sul tema della
Gig economy.
Dalla bozza della Carta è nata un’intensa negoziazione con tutte le piattaforme digitali che operano su Bologna. E’ stata una
trattativa complessa e sfidante in cui la bozza si è via via arricchita con i contributi e le riflessioni di tutte le piattaforme.
L’obiettivo della Carta è quello di promuovere la
crescita dell’economia digitale, individuando
standard minimi di tutela per i lavoratori.
Perché dover aspettare che qualcuno si faccia male prima di poter intervenire?
Se gli algoritmi delle piattaforme sono la modalità in cui si organizza il lavoro nel
delivery food, le strade delle nostre città sono il luogo in cui di giorno e di notte quel lavoro si esercita.
La Carta non incide nella
qualificazione giuridica del rapporto di lavoro, ovvero se si tratti di lavoro subordinato o autonomo. Questo spetta alle parti contrattuali, al legislatore nazionale e alla giurisprudenza stabilirlo. Ma perchè dover aspettare una nuova normativa nazionale o intasare i
tribunali di ricorsi, quando possiamo individuare insieme, al livello di
accordo territoriale, standard minimi di tutela per i lavoratori?
Questo è lo spirito con cui ci siamo mossi qui a Bologna.
La firma della Carta con i
riders, le organizzazioni sindacali e le prime due piattaforme di
Sgnam e
MyMenu che hanno deciso di sottoscriverlo è un primo passo importante.
Non è solo una Carta di principi. Sgnam e MyMenu (entrambe piattaforme digitali italiane e questo credo che abbia avuto un certo peso perché i giovani proprietari non hanno dovuto chiedere autorizzazioni alla firma da parte delle multinazionali che hanno sedi in altri Paesi) hanno scelto con coraggio di sottoscrivere la Carta, di fondersi insieme e di redigere i nuovi contratti anche alla luce dei principi e delle disposizioni contenute nella Carta che riguardano un compenso fisso minimo che sia equo e dignitoso, doveri di informazioni, obblighi assicurativi per i lavoratori e collaboratori digitali nonché per i terzi, libertà sindacali, la tutela della privacy ed il trattamento dei dati. Una decisione che ora impatterà sulle condizioni di lavoro di 300
riders in tutta Italia, di cui almeno 200 operanti nel territorio di Bologna.
Questo è un
primo passo.
E’ un primo passo perché ora ci impegneremo a chiederemo che anche le altre piattaforme la sottoscrivano, facendo leva sul consumo responsabile che individua misure premiali per le piattaforme che l’hanno sottoscritta e misure che disincentivino comportamenti in contrasto con i principi della Carta.
E’ un primo passo perché chiederemo di
estendere la Carta di Bologna
a tutte le altre città italiane per garantire
standard uniformi di tutela dei lavoratori digitali.
E’ un primo passo perché ci impegneremo ad estendere ad altri settori dell’economia (logistica, trasporti, turismo, etc) o della
Gig economy (montaggio di mobili,
baby-sitting,
dog-sitting, etc.) dove in futuro si useranno sempre di più le piattaforme digitali per organizzare l’erogazione delle prestazioni.
Credo infine che la Carta di Bologna possa essere un primo passo utile per promuovere una nuova
cultura del lavoro digitale in
Italia ed in
Europa.
Per me è stata un’esperienza molto importante che, anche in momenti delicati come quello che stiamo attraversando in questa difficile situazione politica nazionale ed europea, mi ha aiutato sempre a ricordarmi di quanto può essere bella la politica quando ascolta i problemi delle persone e promuove soluzioni concrete per i cittadini, dentro un quadro di valori e principi che possono adattarsi senza piegarsi davanti alle profonde sfide della trasformazione digitale che sta attraversando l’economia ed il mondo del lavoro.
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CARTA DEI DIRITTI FONDAMENTALI DEL LAVORO DIGITALE
NEL CONTESTO URBANO