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Lo Smartworking non si improvvisa. Come usare lo smartworking al tempo del coronavirus

di Marco Lombardo

Lo #smartworking non si improvvisa.
Non basta lavorare da casa in remoto per essere in smart-working. 

In italia solo il 2% dei lavoratori opera in modalità smartworking, a fronte di una media europea di circa il 10%.
A Bologna esiste il tavolo #SmartBo che riunisce il Comune di Bologna e oltre 30 organizzazioni di diversa natura che rappresentano oltre 60.000 lavoratori, di cui circa il 5% ha già sperimentato lo smartworking.

Il tavolo #SmartBo è istituito in collaborazione con il Ministero delle Pari opportunità; si riunisce periodicamente con le parti firmatarie del Protocollo per promuovere la cultura del lavoro agile nell’organizzazione delle aziende e nella pubblica amministrazione.

La scorsa settimana c’è stata una riunione straordinaria del tavolo SmartBo per fare, da un lato, una ricognizione dell’utilizzo dello smartworking durante l’emergenza del coronavirus (Covid-19) e, dall’altro, supportare le imprese che vogliono ricorrere allo smartworking, beneficiando delle esperienze e delle buone pratiche già sperimentate dalle realtà che partecipano al tavolo.


Abbiamo registrato un aumento significativo del ricorso allo smartworking per fronteggiare l’emergenza di questi ultimi giorni.

Ben venga che, pur in questo frangente così delicato, si parli finalmente in Italia di lavoro agile: l’importante è che non sia un discorso di moda e che non si ingenerino false aspettative.

E’ assolutamente necessario potenziare questa modalita’ lavorativa con interventi strutturali e mirati, volti ad incentivarne e regolarne l’utilizzo, in accordo con le organizzazioni sindacali, al di là dell’emergenza del momento.

Lo smartworking può essere UNA soluzione, ma non può essere LA soluzione o la panacea di tutti i mali.

In primo luogo, perché non tutti i lavori possono essere fatti in smartworking. In questa fase si puo’ prevedere soprattutto per i lavori di back-office, ma ci sono lavori di front-office, nella filiera della produzione, nel retail che e’ evidente hanno bisogno della presenza fisica.

In secondo luogo, perché al di là della modalità di esecuzione della prestazione lavorativa, lo smartworking presuppone un cambiamento culturale che porta ad adottare soluzioni innovative nell’organizzazione aziendale, nel modello gestionale, nella formazione, nella valutazione delle performance.

Tutti fattori culturali che non sono riconducibili alla sola innovazione tecnologica.
Il lavoro agile necessita di un approccio serio e di strumenti gestionali diversi da quelli ordinari o emergenziali.

Per questo è opportuno distinguere tra “Smartworking ordinario” e “Smartworking straordinario” e fare chiarezza sulla procedure minime per attivare lo smartworking in fase di emergenza​, come da ultimo DPCM del 25 febbraio.

Lo smartworking è uno strumento che va utilizzato con serietà e competenza.

Chi vuole avvalersi dell’esperienza e delle buone pratiche sullo smartworking nella propria organizzazione aziendale o nella pubblica amministrazione può aderire al tavolo #SmartBo, inviando una mail a smartbo@comune.bologna.it​ e sottoscrivere il protocollo d’intesa per promuovere la cultura del lavoro agile nel nostro Paese.

29 Febbraio 2020

© Marco Lombardo 2016