La vittoria bulimica di Frau Merkel ed il manifesto (ingiallito) della socialdemocrazia
I risultati delle elezioni tedesche ci restituiscono l’immagine d una vittoria bulimica per Frau Merkel: ha vinto ma ha finito per divorare i suoi alleati (liberali).
Gli europeisti si possono consolare per il fatto che gli euroscettici di AFD rimangono fuori dal Bundestag. Tuttavia, la paura per una crescita esponenziale in pochi mesi del partito di Bernd Lucke dovrebbe farci riflettere su quanto sia forte il vento euroscettico che spira in Europa a pochi mesi dalle prossime elezioni europee del 24 e 25 maggio 2014.
Tutti i democratici e progressisti in Europa farebbero bene ad interrogarsi a fondo sulle ragioni della sconfitta del SPD.
C’è ancora qualcuno convinto che la leadership sia un elemento accessorio se si vuole vincere?
Al di là dei demeriti di Peer Steinbrueck, interprete di una campagna elettorale modesta, sarebbe superficiale fermarsi al profilo personale dei candidati.
La verità è che il manifesto dei progressisti firmato a Parigi è oggi sempre più ingiallito. Forse, superato.
Ve lo ricordate? Doveva essere il primo battito d’ali di una campagna elettorale paneuropea per il rilancio dell’Europa della solidarietà e della giustizia sociale per voltare pagina all’Europa dell’austerità e del rigore finanziario.
Ebbene, a due anni di distanza guardiamo bene i risultati che ha prodotto. Hollande al primo turno ha ottenuto il 28,6% dei voti ed al secondo turno ha vinto con lo scarto minimo del 51,6% dei voti contro il 48,3% del presidente uscente Nicolas Sarkozy. Dopo soli 16 mesi, il Presidente Hollande è ora in forte calo di consensi.
Ancora peggio è andata in Italia e in Germania dove i partiti hanno scelto di seguire la via del modello socialdemocratico e sono stati sconfitti, raggiungendo praticamente un risultato elettorale in fotocopia in termini di consenso.
Forse allora dovremmo chiederci: è solo una questione di persone oppure è entrato in crisi il modello socialdemocratico?
Ho la netta impressione che durante una crisi economica devastante come quella che stiamo vivendo, parlare solo di redistribuzione del reddito e di equità sociale non basti proprio più. Non si è credibili se non si ha il coraggio di proporre un modello economico alternativo; non si è affidabili se non si propone una politica industriale di lungo respiro per la crescita e l’occupazione; non si è interpreti della speranza di cambiamento se non si esprime una visione chiara di cosa significhi davvero uno sviluppo economico fondato sulla sostenibilità (ambientale e finanziaria).
In questo è fallito il modello socialdemocratico: nell’incapacità di ridisegnare il futuro.
23 Settembre 2013