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La Carta di Bologna e la nuova legge sulla Gig Economy

di Marco Lombardo

Il 27 settembre, per una intera giornata, insieme alla Accademia e al mondo del lavoro digitale ci siamo confrontati sulle evoluzioni e le necessarie direzione che un tema decisivo come la regolamentazione e il riconoscimento dei diritti debba avere per i lavoratori della Gig Economy. Una giornata coincisa con altri importanti avvenimenti come il Friday for Future e la Notte europea dei Ricercatori. Non è un caso: da quelle piazze e da quei giovani, è arrivato anche alla nostra giornata di studio e di confronto un messaggio molto chiaro: bisogna pensare a un modo diverso di pensare e di produrre, per tenere insieme la sostenibilità ambientale con la sostenibilità sociale. Questa rappresenta la decisiva battaglia di dignità e di giustizia sociale che le nuove generazioni chiedono alla politica. Il tema delle piattaforme digitale e della Gig Economy è un tema complesso e che va a rompere alcuni paradigmi classici: uno su tutti, è espresso dalla equazione tra rapporto di lavoro e retribuzione. Un paradigma stravolto dai working poor: oggi si può avere una retribuzione da lavoro, ma non avere una vita che si possa definire dignitosa. E’ da questo buco di sistema dobbiamo interrogarci e porre una domanda ardua: è questo il modello e la qualità del lavoro che vogliamo per il futuro del lavoro digitale?

In questa importante sfida siamo chiamati a rispondere a una nuova necessità: pensare e attuare una nuova regolamentazione che consenta, da una parte di non andare ad irrigidire e bloccare l’evoluzione e lo sviluppo dell’economia digitale. E, dall’altra parte, che non si creino dei cortocircuiti normativi, connessi con la pluralità di tipologie lavorative digitali, delle quali i riders ne sono una parte.

Nuove regole, senza eccessiva rigidità.

In questa fase nuova, si deve avere il coraggio e la forza di definire e attuare un nuovo modello. Abbiamo apprezzato la discontinuità espressa dalla nuova Ministra Catalfo, sul tema, ma oltre alle intenzioni, ora la politica non ha più alibi e deve dare nuove risposte. E’necessario da subito modificare e aggiornare la precedente regolamentazione sul tema del lavoro digitale, a partire dalla eliminazione del cottimo puro. Non c’e nulla di innovativo nel ritorno al cottimo.

In questa delicata fase, abbiamo anche l’opportunità di poter avere dei riferimenti e delle bussole che orientino il nostro navigare nella prossima regolamentazione. Possiamo ragionare apertamente sulla modifica e la sostituzione dall’articolo 2 del Job Act dei concetti di “esclusività” del rapporto dei lavoratori digitali con le piattaforme, a un concetto di “prevalenza” della attività. Questi aspetti vanno nella medesima direzione della Carta di Bologna, in quanto si vuole il riconoscimento dei diritti e dare la possibilità di scelta al lavoratore digitale: se esserlo a tempo pieno e prevalente e quindi godere di tutte le tutele del lavoro subordinato, oppure, consapevolmente e legittimamente, decida di farlo saltuariamente, avere assolutamente riconosciuti quei diritti e quelle tutele minime, proprio come indicate ed espresse nella Carta di Bologna e che incarna un concetto importante, quale quello del confronto e della concertazione. La Carta è nata grazie al contributo determinante dei riders e delle unioni sindacali che hanno aiutato la amministrazione comunale ad ascoltare e comprendere i bisogni dei veri protagonisti di tale questione, che sono i lavoratori. A Glovo ed a tutte le piattaforme digitali ribadisco che non è vero che il recepimento di una regolamentazione che riconosca i diritti minimi dei lavoratori, come la Carta di Bologna che si rifà alle tutele riconosciute nel CCNL, sarebbe per il loro modello di business insostenibile. Non è così! Ciò è dimostrato da altri player del delivery food, con numeri e fatturati decisamente più contenuti, che adottano per i propri lavoratori digitali il modello della Carta, con miglioramenti concreti e tangibili per i riders di Bologna. Non si tratta di sostenibilità economica: si tratta di scegliere! Scegliere che tipo di lavoro, diritti e futuro si voglia dare ai propri lavoratori.

In attesa che il legislatore adotti la nuova normativa, lancio una sfida alle piattaforme digitali di Assodeliveroo. Voi dite che i vostri riders si trovano meglio con il modello del cottimo. Lasciamo dirlo ai lavoratori. Senza survey ed indagini di mercato. Lasciamo decidere i lavoratori su quelle che sono le loro volontà. Facciamo un’assemblea pubblica di confronto e di ascolto dei glovers: diamogli la possibilità di conoscere e capire realmente quella che è la loro condizione e raccogliere le loro istanze e proposte. Lasciamo scegliere a loro dopo un confronto tra i diversi modelli se preferiscono il cottimo puro, la subordinazione, le tutele minime della Carta di Bologna.

La crescita delle piattaforme digitali può essere positiva e compatibile con lo sviluppo dei territori, a patto che questi non vengano depredati di risorse e di diritti.

Il velo di invisibilità sul tema della cultura e del lavoro digitale in Italia, è stato squarciato, ma ora il nuovo Governo è chiamato a dimostrare che la discontinuità rispetto al precedente si avrà sui temi del lavoro e sulle tutele dei più deboli.

Il video del mio intervento:
https://www.youtube.com/watch?v=VgQH8EtBXWc



29 Settembre 2019

© Marco Lombardo 2016