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Un tavolo permanente sul 5G

di Marco Lombardo

L’avvento del 5G costituirà una rivoluzione nelle nostre vite.

Ci consentirà di trasformare l’esperienza online in immediatezza, vivendo senza distinguere tra online ed offline. Dalla realtà aumentata alla realtà estesa o mista (mixed reality). Dall’online all’Onlife. Il passaggio dalla materia fisica alla materia computazionale porterà all’eliminazione dei filtri (dallo schermo alla televisione). L’infrastrutturazione tecnologica sarà la premessa per nuovi servizi e per lo sviluppo dell’industria 4.0. Alla comunicazione tra le persone si affiancherà in maniera sempre più integrata la comunicazione tra gli oggetti (Internet of things).

Tutto questo aumenterà in modo esponenziale la circolazione dei big data. La preoccupazione dei cittadini è che questa trasformazione possa portare ad un aumento dell’inquinamento elettromagnetico a danno della salute dei cittadini. Le città europee si stanno muovendo in modo “geopardizzato”. Alcune di essere (per esempio, Bruxelles) hanno disposto la “moratoria sul 5G” affermando che i propri cittadini non possono essere utilizzati come “cavie”. Altre città europee (tra cui anche città italiane come l’Aquila) hanno invece avviato una sperimentazione sul 5G.

Il Comune di Bologna ha deciso di aprire un Tavolo con gli operatori telefonici e con la comunità scientifica ed accademica, ivi compresi alcuni comitati dei cittadini, per mettere a disposizione della cittadinanza un patrimonio di conoscenza comune rispetto al tema del 5G. Dal nostro punto di vista è importante che si evitino due estremi opposti: da un lato, l’allarmismo dei cittadini non giustificato su fondate basi scientifiche e, dall’altro, la minimizzazione dei possibili rischi connessi all’avvento della nuova tecnologia. Aderenti al principio di precauzione, di derivazione dall’ordinamento giuridico internazionale ed europeo, anche in assenza di dati scientifici certi sulla prova del danno, siamo convinti che sia necessario operare un equilibrato bilanciamento tra la libertà di iniziativa economica e la tutela dei diritti fondamentali dei cittadini, tra cui la salute e la tutela del paesaggio urbano. Gli obiettivi del Tavolo sul 5G coordinato dal mio assessorato e da quello del collega di Giunta, Giuliano Barigazzi, sono due: 1) costruire un patrimonio comune di conoscenza sul 5G, valutando insieme ad esperti e soggetti indipendenti, le nuove opportunità per le imprese ed i cittadini legate ai servizi che utilizzano l’infrastruttura del 5G;

2) costruire un patrimonio comune di conoscenza sul 5G, valutando insieme ad esperti e soggetti indipendenti, se sussista o meno un aumento del rischio per la salute dei cittadini che sia scientificamente provato;

3) provare ad elaborare insieme agli operatori telefonici ed alle altre parti del Tavolo un Piano di Azione Locale che delinei le possibili linee quadro di intervento in questa materia, sostituendo ove possibili gli impianti già esistenti, accelerando le procedure amministrative per il rilascio delle autorizzazioni su siti pubblici ovvero su siti privati che non presentano problematiche, evitando l’installazione di impianti in siti sensibili (asili, scuole, ospedali, aree ortive).

E’ importante segnalare che attualmente nel nostro comune non sono presenti e non sono state installate nuove antenne e neppure sono presenti ripetitori 5G. Attualmente sono state esclusivamente presentate da alcuni operatori delle telecomunicazioni delle richieste per la riconfigurazione degli attuali impianti 4G in 5 e che comunque non sono ancora stati attivati. Vi è stato un unico operatore telefonico che ha avanzato la richiesta di installare nuovi pali 5G e anche per tali aspetti e istanze, il tavolo permanente, vuole muoversi e ragionare rispettando la logica per il quale è nato questo strumento di confronto: offrire tutti i soggetti partecipanti, la possibilità di informarsi e prendere decisioni, sulla base di evidenze scientifiche attendibili, validate e provenienti da fonti autorevoli e neutrali rispetto alla vicenda e agli interlocutori. In tale ambito il Comune di Bologna è garante di tutte la parti coinvolte e agirà nel rispetto delle comunità e degli accordi, sempre nella tutela di tutti e con la istituzionalità e terzietà che compete a una amministrazione.

Link Video-intervento al Question Time, chiarimenti sull’installazione di un’antenna per telefoni di nuova generazione – Comune di Bologna – Ufficio Stampa
https://www.youtube.com/watch?v=7pl_23mGAMc

“Ringrazio i consiglieri comunali che hanno posto questo tema all’attenzione dell’amministrazione. Era nostro dovere essere qui in risposta alle vostre preoccupazioni, ma soprattutto alla preoccupazione dei cittadini che, immagino, ci stiano ascoltando ed assistendo al Question Time. Il tema è delicato e complesso perché attraversa diversi elementi e attraversa anche diversi beni giuridici costituzionalmente rilevanti: la libertà di iniziativa economica, la tutela della salute e la tutela del paesaggio. Come prima cosa importante occorre dare informazioni corrette. Non ho dubbi che le domande di tutti i consiglieri abbiano a cuore quello che anche a noi sta a cuore, cioè cercare di fare un bilanciamento tra questi due interessi tenendo in debito conto le considerazioni che riguardano la salute dei cittadini e le loro preoccupazioni. Però partiamo dalla correttezza delle informazioni: il caso di Jacopo di Paola non è un’installazione di 5G. Quindi il tema del 5G rileva sotto altri profili che comunque non mi esimerò dall’affrontare. Tuttavia, ci tengo a precisare che l’installazione in oggetto riguarda un’antenna 4G. In particolare la legge, l’articolo 86 comma 3, che vi leggo per cercare di capire insieme dice “le infrastrutture di rete pubblica di comunicazioni di cui all’articolo 87-88 e le opere di infrastrutturazione per la realizzazione delle reti di comunicazione elettronica ad alta velocità in fibra ottica, in grado di fornire servizi di accesso a banda larga, effettuate anche all’interno degli edifici, sono assimilate ad ogni effetto, alle opere di urbanizzazione primaria”. Questo è il dato normativo dal quale bisogna partire: vi è un’equiparazione tra questo tipo di installazione e gli oneri di urbanizzazione primaria. È importante dirlo per un fattore di conoscenza: bisogna far capire ai cittadini quali sono gli strumenti normativi che un’amministrazione pubblica come un Comune ha a disposizione. Rispetto al caso di specie, c’è stato un parere dell’Agenzia di Prevenzione Ambientale dell’Emilia-Romagna, che, con riguardo alla richiesta fatta dall’operatore Iliad, ha affermato, nella valutazione dell’esposizione ai campi elettromagnetici prodotti da stazioni radio base per telefonia mobile, che l’esito della valutazione “non ha evidenziato livelli di campo elettrico superiori al limite di esposizione previsto dalla normativa vigente”. Anche tenendo conto del limite di attenzione fissato dalla normativa vigente in 6 V/m, l’esito delle stime effettuate sugli edifici posti entro una distanza di 200 m dall’impianto in questione ha evidenziato che tale valore viene rispettato.
Pertanto ha ritenuto verificata la compatibilità del progetto con i limiti previsti dalla normativa vigente. Voi sapete che, se gli enti preposti a fare queste valutazioni tecniche, dicono che il limite è sotto la soglia prevista dalla normativa, i nostri uffici tecnici, sopratutto quelli di attività produttive, devono rilasciare l’autorizzazione, anche attraverso un sistema di silenzio-assenso: è l’impianto normativo che prevede questo. È chiaro che, al di là del dato normativo, c’è un’attività istituzionale e politica che si può e che, a mio avviso, si deve fare, per venire incontro alle preoccupazioni dei cittadini, che non vengono affatto ignorate.

Nel caso di Foscherara che è stato citato dagli interventi dei consiglieri, per esempio, e che si trovava in una situazione simile per una concessione con la possibilità di eseguire i lavori, abbiamo chiesto, grazie anche all’intervento dei comitati e grazie anche alle richieste che erano venute da diversi consiglieri, all’operatore telefonico, in quel caso era Vodafone, di lavorare insieme all’amministrazione per cercare una soluzione alternativa, che potesse minimizzare il rischio per la salute dei cittadini. A fronte di quella disponibilità da parte dell’operatore telefonico, c’è stata poi una riunione alla quale ha partecipato anche l’assessore Barigazzi, che insieme a me affronta questa materia vista la competenza per delega, venendo coinvolte sia le attività produttive che la sanità e l’urbanistica, siamo riusciti, in quel caso, a evitare che i lavori venissero fatti nel sito che destava preoccupazione per i cittadini, in modo da portarlo in un altro luogo. Tornando ora al caso di via Jacopo di Paola, come ho già detto al portavoce del comitato con il quale mi sono messo in contatto ieri telefonicamente, ci saremmo presi l’impegno di metterci in contatto immediatamente con l’operatore telefonico Iliad.

Così è stato. Quindi, anche pubblicamente rinnovo all’operatore Iliad la massima disponibilità ad incontrarlo insieme all’assessore Barigazzi entro brevissimo termine, anche entro lunedì, per valutare possibili soluzioni alternative, a condizione che non siano già stati eseguiti i lavori. Quindi, dal nostro punto di vista, visto che non abbiamo un’obbligazione di risultato, ci siamo assunti un’obbligazione di mezzo: quello di farsi carico delle richieste dei cittadini, chiedendo all’operatore la disponibilità di incontrarci per valutare possibili soluzioni alternative, anche perché, pur rientrando quel sito nei parametri normativi previsti, proprio perché ha un’incidenza volt/metro abbastanza alta, ci pone un tema, che è quello di monitorare, anche attraverso l’Arpae, che si eviti lo sforamento al limite del 6 Volt/metro. E’ nostro interesse cercare di vedere se possono essere trovate soluzioni alternative. Questo per quanto riguarda il caso di specie, che ripeto non riguarda i 5G, questo lo dobbiamo dire per correttezza di informazione.


Per quanto riguarda invece il tema dei 5G, voglio dire questo: in questo momento ci sono diverse soluzioni. Prima è stato citato correttamente dalla consigliera Palumbo il caso di Bruxelles, dove è stato vietato il 5G. Sul tema del 5G le città si stanno muovendo in maniera “geopardizzata”. Alcune città hanno scelto di muoversi dentro una “moratoria” in attesa di dati scientifici certi; altre città hanno invece avviato sperimentazioni sul 5G.

E noi? Noi dobbiamo evitare due rischi: da un lato, quello dell’allarmismo dei cittadini non fondato su basi scientifiche e, dall’altro, quello della minimizzazione del rischio che ci porta a dire che in qualche modo il 5G è un’evoluzione naturale del 4G.

Sappiamo perfettamente che il 5 G è alla base di una nuova rivoluzione industriale per cui sarà molto alta la quantità di dati che passaerà dalla Rete. Ciò comporterà un impatto forte nel nostro modo di vivere e nel nostro modo di produrre. Ad oggi, nella comunità scientifica internazionale, esistono diversi studi che ci dicono che al momento non è valutata l’ipotesi del danno alla salute nei 6 volt/metro anche utilizzando il 5G. Ovviamente data la situazione attuale, per cui nessuno può al momento prevedere quale sarà l’utilizzo dei dati che con il 5G può avvenire nelle nostre città. L’esempio che viene riportato dallo studio dell’Istituto Ramazzini, che abbiamo letto con molta attenzione, ha determinato l’esposizione sui ratti in maniera continuativa, non con il limite dei 6 volt/metro, ma dei 50 V/m, evidenziando un tipo di malattia possibile è che quella del neurinoma cardiaco sui topi. Ora, è importante dire che a livello italiano per le emissioni nel nostro Paese, il limite di esposizione è più basso rispetto a quello degli altri Paesi europei. E’ la metà della Germania e in nessun caso si arriva all’esposizione continuativa di 50 V/m. Questo lo dico perché è importante dare informazioni corrette ai cittadini.

Cosa può fare in questo contesto l’amministrazione comunale di Bologna? Piuttosto che muoverci seguendo l’indicazione di un impianto volta per volta abbiamo inviato a febbraio una lettera, a nome mio e dell’assessore Barigazzi, rivolta innanzitutto agli operatori del 5G, proprio per cercare di avviare un tavolo di lavoro e monitoraggio sul 5G. Il Tavolo è un’esperienza che era già stata avviata a Bologna nel 2004. era stata un’esperienza che aveva consentito di fare un bilanciamento tra i diversi interessi in gioco. Poichè eravamo consapevoli che l’avvento della tecnologia 5G in qualche modo potesse esigere una continua implementazione delle tecnologie di comunicazione, abbiamo chiesto e abbiamo ritenuto fosse necessario come Amministrazione comunale chiedere un tavolo d’incontro degli operatori, in cui riteniamo che sia importante anche la partecipazione di altri soggetti, come Arpae, Ausl, la Sovrintendenza, la Regione Emilia-Romagna, l’Università, anche sentendo i portavoce dei comitati dei cittadini, esperti epidemiologici e studi scientifici, tra cui sentiremo anche gli studi dell’istituto Ramazzini. Tutti i dati in nostro possesso verranno messi a disposizione della cittadinanza come patrimonio comune di conoscenza perché abbiamo bisogno di informazioni scientifiche. Il tavolo partirà entro la fine di maggio. Credo che nell’udienza conoscitiva di giugno richiesta dai consiglieri comunali sarà molto importante restituire alla cittadinanza tutto il patrimonio di conoscenze che verrà portato al tavolo, in modo che tutti i consiglieri, e quindi anche tutti cittadini bolognesi ed i mezzi di informazione locali, abbiano elementi fondati su basi scientifiche per poter valutare l’eventuale insorgenza di rischi e di danni. Il nostro obiettivo politico più alto, il più ambizioso – non mi consta che ci siano altre città in questo momento stanno seguendo questo percorso -, è quello di scrivere insieme agli operatori telefonici ed alle altre parti del tavolo un piano di azione locale che delinei le possibili linee quadro di intervento in questa materia. Però è importante dire anche qual è la situazione nella quale noi ci troviamo oggi dal punto di vista giuridico. Qualche settimana fa, il Consiglio di Stato ha fatto un rinvio pregiudiziale alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea per chiedere se i Comuni che possono adottare un regolamento per assicurare il corretto insediamento urbanistico e territoriale degli impianti, minimizzando l’esposizione delle popolazioni ai campi elettromagnetici, se sia compatibile con il diritto dell’Unione Europea. Cioè, in qualche modo, quello che noi stiamo cercando di fare, e cioè individuare criteri localizzativi degli impianti di telefonia mobile, anche espressi sotto forma di divieto, quale ad esempio il divieto di collocare antenne su specifici edifici, penso agli ospedali, penso alle case di cura, penso alle scuole, penso ai siti sensibili e quindi introducendo, non delle limitazioni alle localizzazioni, ma delle linee guida di intervento su dove poter fare queste localizzazioni, ci si sta chiedendo se questo tipo di intervento è compatibile con la normativa europea o se non costituisca un’indebita restrizione della libera concorrenza. Dico questo per capire il quadro normativo e giurisprudenziale nel quale ci stiamo muovendo. Assicuro tutti i consiglieri che il Comune sta facendo davvero tutto quanto è possibile fare per cercare di tenere in considerazione le giuste preoccupazioni dei cittadini e i principi di libertà di iniziativa economica che chiedono gli operatori telefonici. E continueremo a farlo. Siamo contenti di questa attenzione da parte dei consiglieri e dei cittadini, perché ci possiate accompagnare in questo percorso. (…)



14 Giugno 2019

© Marco Lombardo 2016