Programma punto 7

Cultura

CULTURA E CONOSCENZA

La cultura è un bene comune e primario, come l’acqua: i teatri, le biblioteche, i musei, i cinema sono come tanti acquedotti (Claudio Abbado)


VISIONE
: La cultura è un bene comune, come l’acqua. E come l’acqua deve esserne garantito l’accesso a tutti. L’acqua, per arrivare a casa di ciascuno di noi, si serve di acquedotti e di una ramificata rete di distribuzione. La cultura invece dispone dei teatri, delle biblioteche, dei musei e dei cinema. Gli spazi culturali non devono essere concepiti come isole, ma devono essere vissuti come parte integrante del tessuto urbano, luoghi di fruizione non solo rivolti ai turisti, ma a tutti coloro che ogni giorno vivono e attraversano la città. Allo stesso modo, le politiche culturali non devono essere settoriali e finalizzate alla produzione di beni e servizi culturali, ma devono essere trasversali ed integrate alle altre politiche pubbliche per la rendere Bologna una Città dal sapere diffuso.
La cultura è sempre stata un tratto caratterizzante e distintivo della storia di Bologna; fin dal Medioevo, la nostra città è nota nel mondo come “la dotta”; nel 2000 è stata capitale Europea della cultura; nel 2006 ha ricevuto dall’Unesco il titolo di Città creativa della musica. Solo per fare alcuni esempi del recente passato. I punti centrali delle politiche culturali della città che hanno visto interagire il Comune con altre realtà presenti sul territorio (Università, Fondazioni, associazioni culturali…) meritano una riflessione in termini di consolidamento, ampliamento o nuove strategie anche alla luce dei mutati modelli tecnologici.

Proposta: BOLOGNA LA NUOVA DOTTA
– NUOVO SISTEMA INTERBIBLIOTECARIO METROPOLITANO

La rete bibliotecaria cittadina può rappresentare un prezioso tessuto culturale, un organismo vivente, dinamico ed in continua evoluzione rispetto al contesto in cui si colloca ed ai bisogni che esprimono i cittadini. Luoghi di produzione e fruizione di un sapere diffuso (v. infra punto 4.)
– RETE MUSEALE METROPOLITANA

Bologna si caratterizza per un’alta densità di musei e spazi espositivi. L’Istituzione Bologna Musei, nata nel 2013, è stata sicuramente il punto di partenza per la costruzione di un museo diffuso. Incentivare l’osmosi di visitatori ed una ancor più forte integrazione tra le specifiche realtà museali deve essere inserito fra gli obiettivi del prossimo mandato, avviando al contempo una riflessione sui rischi e sui limiti di un’eccessiva frammentazione dei musei. Il progetto CARD MUSEI Metropolitani è stata una recente conquista dell’amministrazione Merola ed ha colmato una lacuna per integrare l’offerta museale nell’area metropolitana. Si tratta ora di implementare questo strumento per portare il museo nella città e per far sì che i titolari della carta possano essere costantemente informati sull’offerta museale.

Se deve essere rafforzata l’integrazione interna fra i musei, a maggior ragione i musei devono essere sempre più innervati nel tessuto vivo della città, luoghi aperti, attenti ai bisogni – anche aggregativi – della popolazione giovane, in collaborazione permanente con le altre realtà culturali. L’esperienza di Art City è l’esempio più lampante di tali necessità e dell’orizzonte verso il quale deve tendere l’offerta artistica bolognese.

I dati in sensibile crescita del 2015 del numero di visitatori (+25% rispetto al precedente) indicano che la strada è quella giusta e che l’allestimento di mostre temporanee attrattive ha un indubbio effetto traino sull’accesso alle collezioni permanenti.

Nonostante la contrazione delle risorse, l’attività di ricerca e di produzione espositiva, con particolare riferimento al contemporaneo non può essere abbandonata. Senza cadere in una facile retorica, in molti casi il coraggio delle idee può sopperire alla minor disponibilità di risorse economiche.

– SISTEMA TEATRALE (DEL) CONTEMPORANEO

Con l’ingresso dell’Arena del Sole in ERT – Emilia Romagna Teatro Fondazione – è stata evitata la chiusura del Teatro e sono stati salvaguardati molti posti di lavoro. Tuttavia, il rischio è che si perda la peculiarità bolognese della produzione teatrale.

Questa giunta ha, dopo quasi un ventennio di sostanziale latitanza, riaffermato la centralità delle politiche culturali per la qualità e lo sviluppo della città. Non per questo va tutto bene. L’attenzione che il Sindaco ha dimostrato per le politiche culturali è condizione necessaria ma non sufficiente. Alla base di un accorto sviluppo di una strategia sulle politiche culturali è necessario da un lato aver chiari i principi di riferimento e gli obbiettivi che si vogliono raggiungere, dall’altro saper leggere, senza pregiudiziali di nessun tipo, i risultati che si ottengono, ed in base a questi avere l’umiltà e la capacità di correggere scelte ed indirizzi. E’ necessario rimettere al centro il pubblico (i cittadini) inteso non come massa indistinta di potenziali acquirenti di biglietti di ingresso (per teatro musei mostre o quant’altro), ma come un insieme articolato e complesso di portatori di interessi, a volte anche contrastanti tra loro. Il primo rischio da evitare è l’auto-referenzialità, ovvero un modo di relazionarsi alla città incentrato sulla produzione di attività capaci solo di rappresentare sé stesse, che porta ad assolversi da insuccessi ed errori incolpando il pubblico che non capisce, o che è stato finora male educato, creando così una spirale viziosa che ha come risultato la disaffezione del pubblico. Occorre affermare il carattere inclusivo dei teatri, non rinchiudendosi in presunte specializzazioni di genere (qui la ricerca, lì il commerciale) che di fatto ghettizzano il pubblico, riproponendo la distinzione (di fatto già superata dagli anni’80 con l’affermazione di consumi culturali di massa) tra cultura alta e cultura popolare e della loro rigida imputazione alla sfera del pubblico la prima e a quella commerciale la seconda. Per assolvere alla funzione pubblica che i teatri devono avere occorre invece intercettare il maggior numero di interessi, cioè di pubblico, quindi di cittadini, tenendo come ineludibile filtro la qualità (altro termine questo che necessiterebbe di una definizione puntuale ed intellettualmente onesta). Come modello gestionale, un reale rapporto pubblico-privato può garantire una dinamicità in grado di cogliere gli stimoli ed eventualmente correggere la rotta, dove come e quando necessario, all’interno delle compatibilità economiche, per affermare il giusto e corretto primato della politica che ha il dovere di elaborare le strategie ed indicare gli obbiettivi senza cadere nella tagliola (o cedere alle lusinghe) della gestione diretta.

Altro tema che deve essere affrontato ribaltando il punto di vista è quello del rapporto tra cultura e turismo, cioè non la cultura che porta ad un aumento del turismo ma, al contrario, l’aumento del turismo che contribuisce allo sviluppo dell’offerta culturale.

Occorre continuare ad investire in questa direzione artistica, rafforzando l’investimento per avvicinare al teatro contemporaneo un pubblico sempre più largo, in una logica di “cartellone” complementare a quello dei teatri privati.

Si tratta di ridisegnare il sistema teatrale di Bologna, con lo sguardo rivolto anche a una dimensione regionale, alla costituzione di un polo produttivo dello spettacolo in cui ottimizzare le esperienze diffuse. Lo spettacolo dal vivo dell’area metropolitana dovrà avere nella Fondazione un punto di riferimento e quest’ultima dovrà sapere valorizzare il lavoro di tutti i soggetti che compongono il sistema teatrale cittadino.
– LA CITTA’ DEL CINEMA

Il festival del “Cinema Ritrovato” rappresenta una delle più suggestive cartoline della nostra città nel mondo, con Piazza Maggiore invasa da cittadini che ammirano la bellezza dei capolavori cinematografici restaurati. La Fondazione Cineteca ha conquistato in questi ultimi anni l’attenzione del mondo grazie alla qualità del suo lavoro sulla conservazione, sul restauro e sulla valorizzazione del patrimonio cinematografico. Si tratta ora di “capitalizzare” questo investimento, facendo di Bologna una città per il Cinema.

La prossima riapertura del Cinema Modernissimo, consentirà di celebrare in questo luogo la storia del cinema, da un lato, valorizzando l’innovazione tecnologica ed il capitale umano dei professionisti che operano nei laboratori di restauro e, dall’altro, connettendolo alla Sala Borsa ed al sottopasso per realizzare un vero e proprio distretto culturale nel cuore della città.

Ma la Città di Bologna può fare ancora di più nel prossimo mandato: in conformità con gli orientamenti di politica nazionale che mirano ad introdurre incentivi per l’intera filiera della produzione cinematografica, ed in cooperazione con il Film Fund previsto dalla Regione Emilia-Romagna si potrebbe pensare ad una serie di misure di supporto logistico-organizzativo alle produzioni che scelgono di girare film sul territorio cittadino per raccontare le bellezze del territorio bolognese in Italia ed all’estero.