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Migrazioni: lo sguardo dei nuovi cittadini europei

di Marco Lombardo

Il Comune di Bologna – Relazioni Internazionali è parte del progetto CiakMigrACTION con l’obiettivo di diffondere una narrazione delle migrazioni libera dagli stereotipi.

Nonostante la speculazione politica degli impresari della paura che martellano ogni giorno l’opinione pubblica, l’immigrazione NON è la principale preoccupazione degli italiani.

Al primo posto c’è il lavoro e la situazione economica.

C’è una grande differenza tra la percezione e la realtà. Per ridurre questa distanza bisogna partire dai numeri. Ma i numeri da soli non bastano.

La rappresentazione reale dei fatti è una condizione necessaria, ma non sufficiente.

Ci vuole una narrazione positiva che contrasti la narrazione negativa. Perché le emozioni positive possono essere più forti di quelle negative. Bisogna saperle raccontare. Bisogna saperle trovare. Bisogna saperle valorizzare. Senza sminuire o nascondere le difficoltà che esistono nella sfida della diversità.

E’ responsabilità non solo dei media e dei mezzi di informazione. Ma anche della politica che in questi anni ha inquinato il dibattito pubblico con messaggi sbagliati trasversali (sic!) agli schieramenti politici. 

Vi cito tre esempi di messaggi sbagliati utilizzati da partiti che afferiscono all’area di sinistra che hanno “sdoganato” messaggi e valori riconducibili a partiti dell’area di destra:

-Misurare l’efficacia delle politiche migratorie sulla base del numero degli sbarchi > “porti chiusi”
-Pensare che la cooperazione allo sviluppo serva a ridurre le migrazioni >”Aiutiamoli a casa loro”  
-Descrivere le migrazione come fenomeno oggettivo alla stregua di una calamità naturale, privo di soggettività e di storie personali > “fermare i flussi migratori”

Per questo il 18 dicembre a Milano, presso il Palazzo Reale, nell’ambito della giornata mondiale dei migranti, ho lanciato un appello non solo ai giornalisti, ma anche a chi fa politica ed ha responsabilità pubbliche: adottiamo le linee guida di CiakMigrACTION.

E’ semplice, vale quando si parla di politiche migratorie, ma è estensibile a tutti i temi complessi che andrebbero affrontati con una nuova ecologia del linguaggio.

-Partiamo dai dati.                                                                                                              – Utilizziamo una terminologia appropriata.
-Evitiamo di impietosire, di disumanizzare, di creare odio o guerra tra i poveri.
-Non parliamo di flussi migratori come fossero un evento fisico inaspettato o una calamità naturale. Sono un fattore umano, fatto di volti, storie e persone.
-I migranti sono soggetti non oggetti. 
-Favoriamo il protagonismo della diaspora. 
-Promuoviamo un dibattito fruttuoso, un dialogo tra punti di vista diversi, senza procedere per monologhi paralleli.                                                                  – Ricostruiamo il contesto.

Facciamo parlare i migranti, non parliamo dei migranti. Del resto, ascoltare storie come quelle di Yvan Sagnet contro il caporalato e la riduzione in schiavitù di chi lavora nella raccolta dei pomodori, fa bene a tutti. 

 

 

 

 

 

 

 

18 Dicembre 2019

© Marco Lombardo 2016