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La Giornata del Lavoro Agile ed il Protocollo d’intesa sullo Smart-Working

di Marco Lombardo

ll 24 Ottobre si è svolta a Bologna la Giornata Nazionale del Lavoro Agile (Smart-Working). Siamo molto contenti che la nostra città sia stata il palcoscenico nazionale per un evento che è stata l’occasione per fare il punto sulla situazione del lavoro agile nel nostro Paese e per avviare nuove progettualità utili a contribuire alla diffusione della cultura sul lavoro agile, sia nel settore pubblico, sia nel settore privato.

Lo smart working non è il lavoro da casa o il telelavoro. Il lavoro agile è una modalità di esecuzione della prestazione di lavoro subordinato che presuppone un accordo tra il lavoratore ed il  datore di lavoro, senza vincoli di orario. Entro il 2020, almeno 10% del personale della PA dovrà lavoratore in modalità di smart working.

Il lavoro agile si fonda su un modello organizzativo ed una cultura manageriale orientata ad obiettivi da raggiungere, più che alla quantità di ore di lavoro da fare. Alla progettualità più che alla procedura. Alla cooperazione ed alla collaborazione più che alla competizione. Al work-life balance ed alla conciliazione dei tempi di vita con tempi di lavoro più che alla dedizione completa della propria esistenza ai tempi del lavoro.

L’Unione europea sostiene il lavoro agile come approccio all’organizzazione del lavoro basato su una combinazione di flessibilità, autonomia e collaborazione che consente al lavoratore di gestire il proprio orario di lavoro, nel limite massimo stabilito dalla legge e dai contratti nazionali. 

Il lavoro agile non è solo uno strumento che utilizza la tecnologia per l’esecuzione della prestazione lavorativa, ma un cambio di paradigma culturale nell’organizzazione del lavoro.

Non bisogna avere paura delle tecnologie, ma conoscerne le opportunità ed i rischi.

Tra le opportunità legate alla diffusione dello Smart working risultano certamente la possibilità di favorire la conciliazione tra i tempi di lavoro ed i tempi di vita privata, la possibilità di una maggiore partecipazione delle donne al mercato del lavoro, il miglioramento della sicurezza sul tavolo, la tutela ambientale dovuta all’abbattimento delle emissioni inquinanti dovute agli spostamenti dei lavoratori verso il luogo di lavoro, la possibilità di favorire l’accessibilità e gli inserimenti lavorativi delle persone disabili. Tra i rischi figura certamente la possibilità di un abuso di forme di flessibilità che possano portare ad una disponibilità permanente del tempo dei lavoratori. Ad oggi, la maggioranza dei lavoratori europei dichiara di lavorare o aver lavorato regolarmente anche fuori dall’orario lavorativo. Bisogna essere consapevoli del rischio che il lavoro agile possa portare a forme di abuso, opponendosi alla tentazione di passare dal controllo dei lavoratori attraverso la presenza fisica nei luoghi di lavoro, ad una cultura della disponibilità permanente, attraverso la connessione continua. Per questo, nella “Carta dei diritti fondamentali dei lavoratori digitali” firmata a Bologna abbiamo riconosciuto espressamente il “diritto alla disconnessione”, al fine di evitare l’abuso di forme di lavoro flessibile.
In questo nuovo percorso, la presenza delle organizzazioni sindacali per accompagnare la transizione del modello organizzativo del lavoro, senza disperdere il patrimonio dei diritti acquisiti con lo statuto dei lavoratori, sarà prezioso e necessario, anche al fine di aggiornare il catalogo dei diritti dei lavoratori, nel mutato contesto economico e sociale.

Per riassumere tutto in poche parole semplici, la sfida culturale che abbiamo davanti è quella di promuovere una cultura del lavoro che sia orientata a misurare la qualità del lavoro più che la quantità delle ore lavorate.  

Il Comune di Bologna, insieme alla Regione Emilia Romagna ed alla Città Metropolitana, è stato tra i primi in Italia a sperimentare lo smart-working nella pubblica amministrazione, attraverso il progetto VeLa.

Con la giornata nazionale del Lavoro Agile abbiamo voluto portare a sistema la nostra esperienza, condividerla con quella di altri territori e rendere tutto questo un patrimonio comune di conoscenza, nella convinzione che lo smart-working possa diventare un fattore abilitante per liberare il potenziale umano e tenere insieme un’idea di sviluppo che coniughi la sostenibilità ambientale con quella sociale.

Non possiamo pensare all’economia circolare come migliore utilizzo del ciclo di vita dei prodotti, se poi non teniamo in debita considerazione gli aspetti sociali legati alla tutela dei cicli di vita delle persone.

Il compito dell’amministrazione pubblica è quello di orientare il nostro modello di sviluppo dalla produttività alla produzione di valore. Dalla competizione alla collaborazione. Dall’efficienza del modello organizzativo al benessere individuale e collettivo. Dall’organizzazione dell’ufficio all’accessibilità ed alla condivisione dello spazio di lavoro.

Non sono solo sfumature tecnologiche e lessicali.

Sono cambiamenti imprenditoriali, manageriali, amministrativi e politici che ci indicano l’orrizzonte di una nuova sfida culturale.

A conclusione dell’iniziativa, abbiamo firmato un accordo di intesa “SMART-BO” per promuovere lo sviluppo del lavoro agile nel nostro territorio.

LavoroAgile #SmartWorking #SmartBO



1 Novembre 2019

© Marco Lombardo 2016