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I primi 50 anni dello Statuto dei Lavatori.

di Marco Lombardo

Il 20 maggio 2020, è il “giorno” dello Statuto dei Lavoratori e quest’anno compie 50 anni.

Nell’udienza conoscitiva del Comune di Bologna ne abbiamo ricordato il valore, il dovere di attuarlo, il bisogno di attualizzarlo. 

Con lo Statuto dei lavoratori la Costituzione entrò nei luoghi di lavoro. 
L’archetipo era il lavoro in fabbrica, secondo il modello del contratto di lavoro subordinato. 

Il problema è che negli ultimi anni abbiamo assistito alla “fuga dalla subordinazione” con l’ampliamento di zone grigie tra lavoro autonomo e lavoro subordinato.

Oggi avremmo bisogno di diritti fondamentali che riguardano tutti i lavoratori.

Avremmo bisogno di una nuova legge sulla rappresentanza sindacale. Avremmo bisogno in un nuovo catalogo di diritti per ridurre le diseguaglianze e investire sulla sicurezza nei luoghi di lavoro. 

Due esempi concreti che avevamo scritto nella Carta di Bologna: il diritto alla connessione ed il diritto di disconnessione.

Diritto di connessione perché il lavoro non può variare a seconda del territorio in cui ci si trova o a seconda delle proprie condizioni economiche e sociali. 

Diritto alla disconnessione perché lavorare in remoto non significa essere permanentemente disponibile al lavoro. 

Il progresso tecnologico può essere una grande occasione di miglioramento delle condizioni di lavoro per tutti o l’alibi per una forte regressione verso il caporalato digitale per i più deboli.

Spero che il 50mo anniversario dello “Statuto dei lavoratori” non sia per la politica un’occasione per sfoggiare la retorica celebrativa, ma sia l’occasione per aprire una seria discussione pubblica, prima ancora che legislativa, sulla cultura del lavoro digitale nel nostro Paese: si può promuovere la crescita dell’economia digitale senza far arretrare i diritti e le tutele dei lavoratori? 

Cultura, lavoro, impresa: da questo trinomio passa un pezzo di futuro del nostro Paese. 

 

 

 

 

 

20 Maggio 2020

© Marco Lombardo 2016